martedì 3 aprile 2012

Ficino: soluzione del corpo (9)




L’opera alchemica inizia con la soluzione del nostro corpo. Ma che significa? La frase, come ricorda Thomas Moore, è evidenziata negli studi di Arnaldo da Villanova, alchimista, medico e letterato apprezzato da Bonifacio VIII, Benedetto XI e Clemente V.  Per altro è assai nota la sua attività di ricercatore medico e astrologo e questo ci riconduce al centro della medicina ficiana.



Il significato può essere posto su diversi piani. Soluzione del corpo potrebbe voler dire attenzione alla fisicità e alla materia; oppure un forte coinvolgimento del corpo che altro non sarebbe, come ricorda Freud, un’estensione dell’Io. Ma forse, in ambito psicoastrologico potrebbe indicare qualcosa di più complesso. La soluzione del corpo, in effetti, è in primo luogo una “rinuncia” alla propria natura fisica. O come preferiscono professare gli alchimisti, la soluzione del corpo è il solve. Questa “rinuncia” è l’esatto incontro tra Spirito e Corpo e il loro dialogo spesso simbolico, sibillino o perfino sintomatico (si pensi al linguaggio della malattia che Rudiger Dahlke e Tohrwald Dethlefsen hanno trattato nei loro noti volumi). 
 


I due testi per quanto distanti dal contesto storico e filosofico di Ficino, riferiscono, tuttavia, una importante visione sul linguaggio dell'anima e sul concetto di malattia come codice comunicativo del corpo, indice di una sintomatologia psicoemotiva precisa. 
In altre parole stiamo argomentando il valore dei pianeti interiori e dei loro archetipi. Tanto è che Dahlke nella ultima redazione di Malattia come Sintomo inserisce nel suo prontuario i principi planetari di ogni singola malattia.


Esiste un campo, un punto di contatto dove Spirito e Corpo entrano in contatto e formano una nuova coscienza. A volte questa emerge in modo assolutamente costruttivo; altre in modo diverso, trasversale, occasionale. Il punto è saperla osservare. La soluzio è il punto in cui l’azione fisica e il progetto di vita si ferma per puntare l’attenzione nel centro interiore, luogo della psicologia umana, del sentire. Svanisce il confine per entrare in una nuova regione.
In alchimia la soluzio richiama l’acqua che pure ricorda il rito battesimale. L’acqua della psiche dissolve e forma anche, diventa elemento di nascita di qualcosa. Ma c’è di più: la soluzione alchemica decompone la sostanza corporea nelle sue parti, attivando una separazione, evitando la fissità terrestre, elevandola da un valore altrimenti esterno. Il dentro. Il profondo. Non significa eliminare il corpo e ne rifiutarlo. Ma questa operazione tenta di portare dentro di se il reale, sentire dell’essere umano e della sua psicologia.  Si diventa cosi consapevoli delle correnti interiori, dei travasi, dei giochi di acqua, dei movimenti inconsci, si risale alla sorgente primigenia. Li c’è una zona in cui pensiero e azione, sogno e realtà non hanno poi questi confini ben definiti. Ed è qui che cogliamo la progettualità dell’immaginazione intenta secondo un suo stile e un suo linguaggio a creare ponti, ruscelli e rive per quest’acqua. Si tratta quindi di autosservazione, di percezione profonda del se, di analisi del nostro progetto interiore. Il tema natale ne è la conferma: volenti o nolenti questo progetto esiste. Ma forse scopo dell’essere umano, ammesso che esista una possibilità teologica o gnostica di rintracciarne uno, non è quello di conoscere se stesso attraverso il codice astrologico o della matrice, quanto piuttosto sperimentare le proprie fantasie, i progetti virtuali, la propria imperfezione, il sentire reale e le sue qualità. Dunque vivere e agire, piuttosto che riflettere sulla metafisica. Forse.

 
In questo processo di autosservazione tuttavia emerge molto di noi. Ed è un processo delicato quasi aleatorio. Mentre tentiamo di tirare fuori la nostra anima, possiamo osservare le nostre fantasie e la nostra immaginazione. Disciolte, ovvero applicata la soluzio, possiamo vederle in superficie, vedere in molti personaggi interiori che animano il vissuto interiore. E quanto questi finiscano per emergere in comportamenti reali nella vita fisica e quotidiana. È un’operazione potente. Un ritorno all’origine, una scomposizione che permette di vedere la nostra reale “immagine” e quale suono spinge a certe azioni, per quanto coscienti o automatiche.

Questo piano di osservazione è la regione di anima; mentre la cerco e la vedo osservo il modo in cui io stesso agisco con la mia immaginazione la mia programmazione, la mia storia. Questa regione è quella di anima. E in questa stessa osservazione si attua la soluzio/rinuncia delle rigidità o dei programmi interiori installati nel nostro corpo e nella nostra mente. Anche questo aspetto non può che essere avvicinato alla medicina dell’anima e alla presa di coscienza. Qui corpo e mente si incontrano, e la vita inconscia fluisce verso la superficie. E per usare un’espressione più esoterica il quadrato (la natura degli elementi che formano l’io naturale) divengono triangolo (ovvero Corpo Anima e Spirito). Attraverso questo processo c’è una reale e personalissima iniziazione a se stessi, una consapevolezza il cui riconoscimento permette di capire chi siamo o cosa veramente “sentiamo”. Poiché questo sentire è davvero più preponderante nella nostra esistenza di quanto possiamo pensare. E dunque la soluzio permette anche di recuperare questo sentire troppo spesso autocensurato.


 
E al contempo questa osservazione richiede una pulizia dei detriti, una purificazione interiore. Ficino parla di purificazione come processo psicologico del diventare più celesti, ovvero nel riconoscere la propria origine non soltanto nel sistema corpo/fisico ma anche per il progetto elevato e complesso che incarniamo, come intelligenza del corpo, come progetto sociale capace di agire, come intenzione scritta nel tema natale. Nel diventare celesti si attua una purificazione della “sozzure” e tutte quelle cose che si sono attaccate alla nostra vita e per questo sono dissimili dal cielo (dal mondo dello spirito). E per suo conto lo ripete anche Arnaldo di Villanova nel suo Commentario al Regimen Sanitatis Salernitanum (raccolta di massime igenico-farmacologiche). La soluzio permette la pulizia interiore poichè nella stessa osservazione riconosciamo il superfluo, il residuo, il detrito.

In soluzione si avvia la purificazione. In soluzione i movimenti sono tutti percepiti: quella della luna veloce, e quella del lento Saturno, perfino del lontanissimo Plutone, che Ficino naturalmente non menziona.  In soluzione i movimenti sono riconosciuti e la dimensione psichica riconosce se stessa, attivando al contempo una pulizia. Mettendo le cose in ordine, comprendendo una serie successiva di cose che ci riguardano tanto nel piccolo quanto nel grande. E perfino le emozioni, proprio loro, come opera la psicoanalisi o uno psicodramma, o le cose dell’Arte, possono uscire fuori realizzando una catarsi salvifica (il termine catarsi richiama tanto una soluzione quanto una purificazione).

Dunque è un processo più che naturale, che può essere realizzato con un’attenzione attenta, volontaria, consapevole. Soltanto da questo passo, volontario, si attua la spontaneità di un movimento, che altrimenti è indice di comunicazione tra Corpo e Spirito, tra mondo fisico e mondo Divino. Con la soluzione si realizza un confronto tra le idee dell’io se e le sue fantasie. La vitalità psichica, la salute mentale e l’integrità fisica possono emergere da questa disponibilità agli “oggetti” interiori. Non più quelli forgiati dalla natura e dalla sua sorte. Ma quella di un intelletto sensibile e spirituale, consapevole del suo esserci, che vive dentro ogni uno di noi, che pure coinvolge ogni atto fisico del nostro essere in vita. Dentro questa regione abita un’intenzione archetipica originale che continua a spingere la nostra vita tra la sorte del caso, e l’intenzione di un destino. A noi la scelta.

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