L’alchimista cerca l’oro. Questo
è un fatto noto. Ma questo oro non è quello metallico o fisico, che incrementa
potere e ricchezza materiale. Ma bensì interiore. Il Se aureo, la parte più
alta di noi, quella che “brilla di spiritualità”. Ed è importante dire che oro
sta probabilmente a contatto con la stessa anima.
Il fatto ci viene perfino dalle tavole babilonesi tradotte da Zecharia Sitchin nei suoi 13 volumi che parlano degli Annunaki come creatori della vita terrestre e dell’essere umano, l’adam. Creati, traduce l’autore, per cercare l’oro nelle miniere. Dunque schiavi. Eppure la metafora appena descritta, alla luce di molte altre ricerche, quelle di Malanga per esempio, o dell’alchimia, appunto, potrebbe cambiare di molto la prospettiva. La creazione della vita e del corpo umano permette di inglobare l’oro interiore, ovvero l’energia oro (Roberto Zamperini è il primo autore italiano a parlare della dinamica sottile di questa energia). Fattore energetico e spirituale che potrebbe coincidere con Anima. Dunque gli Annunaki cercavano il modo per catturare questa energia, proprio come fa il diavolo che “ruba” l’anima. Attraverso la costruzione biogenetica dell’essere umano. Ma questa, ovviamente è un'altra storia e non può essere trattata così alla leggera.
Una osservazione è tuttavia d'obbligo. Il termine Adam è tanto importante nella letteratura del professore Sitchin, quando nell'alchimia e nelle sue terminologie iniziatiche. Anche nella mistica ebraica argomenta l'uomo primordiale o superno conosciuto come Adam Qadmon, l'ultima creatura creata, ovvero l'essere umano. La sua rappresentazione è propriamente l'Albero della Cabala il quale rappresenta anche il corpo umano e le sue strutture energetiche.
Nell’alchimia al centro dell’opera vi è, dunque, l’oro interiore, punto centrale anche di questo capitolo ficiano: la condensazione e la sublimazione. Il solve et coagula già trattato. Condensazione del mutevole, concretizzazione degli schemi spirituali; sublimazione del fisico del letterale in vapore. Stiamo ancora trattando la centralità interiore dell’essere umano in riferimento ad una presunta spiritualità altra e alta.
la carta numero 15 dei tarocchi può essere interpretata anche come il solve et coagula
ovvero il lavoro sulle energie "entranti" e "uscenti" per usare una terminologia poco tecnica.
La lettera di riferimento è la Samech, che concilia con l'Ourobouros.
Scaldare cuocere bollire arrostire. Nel bollire troppo il contesto pratico della vita potrebbe divenire meno produttivo; ma i valori di anima si colgono con più facilità, emergono. In terapia o in analisi ciò che rimane stagnante o pesante nel fondo della pentola inizia a bollire, emergendo sulla superficie: i ricordi del passato, la zona onirica dell’inconscio, sentimenti coperti e familiari. Nel punto caldo inizia un confronto con quello che abbiamo dimenticato di noi. Il calore riporta in superficie quello che abbiamo sepolto. L’alchimia anticipa di secoli la psicoanalisi e la scoperta interiore. E il punto è proprio questo, ricorda Moore: “l’alchimia comincia con un pasticcio, con immondizie e scorie, la massa confusa alchemica, lo sgradevole pasticcio che è la materia grezza, la prima materia dell’aure Sé”.
Con l’alchimia si entra in
contatto con il latente. L’alchimia permette un confronto tra l’io quotidiano,
quello che noi conosciamo come “me” e il Se, profondo interiore fin troppo
nascosto alla luce del sole. l’Io preferisce l’ordine, la pulizia e non vuole
saperne di detriti se pur questi esistono nel fondo della pentola. L’alchimia
sa che la via passa attraverso il sudiciume. Come ricorda Moore «se non hai del sudiciume
faresti meglio a darti da fare per procurartelo!». Cosa che lui stesso ricorda in
modo sorprendentemente franco: la psicoterapia è come mettere insieme la
propria merda”. Si capisce anche da questo perché occupare il divano
dell’analista non è un posto molto comodo! Tutt’altro. Si tratta di una grande prova.
Il paradosso è proprio qui. Lo
stesso Jung sosteneva che il sudiciume era necessario per la disciplina della
psicologia stessa. Molte persone che hanno bisogno di terapia sono coloro che
hanno evitato l’incontro con il sudiciume, si sono irrigidite nella loro identità
egoica, hanno cercato di evitare l’incontro e di coprirla.
La sublimazione quindi è un
riconoscimento della nostra parte bassa, e della sua legittima presenza in noi.
È roba nostra! Lo abbiamo già ripetuto: l’anima la si riconosce partendo dal
basso. Li esiste la materia prima necessaria per la cottura, e per il
riciclaggio di tutto quello che pensavamo brutto, sporco e cattivo. L’anima ha
una sua prima epifania in questa parte della vita.
Un ultimissima cosa. E' interessante osservare quanto il concetto di anima sia vicino alla dimensione astropsicologica dello Scorpione, per altro proposto nei primi post. Il segno della
VIII casa è il luogo della libido e al
contempo luogo degli escreti, si compone del profondo buio, dei detriti e per questo può indicare una dimensione di trasformazione, di morte e
rinascita dell’individuo con un riferimento davvero significativo nella ricerca della propria anima.